Intervisa Arch. Renzo Sancisi

Il Parco Ausa è un’oasi verde di bellezza inaspettata, ora in vero rigoglio stagionale. All’architetto Renzo Sancisi abbiamo chiesto di raccontare  alcuni caratteri vegetazionali e le scelte ‘verdi’ fatte in origine al momento della nascita del parco e della messa a dimora delle piante.

«Ho avuto l’occasione di conoscere l’Associazione Ecomuseo Rimini – racconta l’Arch. Sancisi – proprio durante la “Camminata Naturalistica Partecipata” di sabato 27 giugno con la guida naturalistica Tommaso Campana che ha illustrato segreti e storie della ricca vegetazione.

Grande l’interesse dei partecipanti alla camminata per nomi e qualità di alberi ed arbusti, a suo tempo messi a dimora. Già, il tempo… sono passati più di 45 anni da quando si iniziò col “Parco V PEEP Ausa” nel 1973. Io avevo il compito di assistente del progettista incaricato, l’Arch. Marcello Rutelli di Roma e di Direttore dei Lavori. Le scelte botaniche, in dialogo con la prestigiosa ditta vivaistica di Modena, la “Cav. Emilio Giovetti”, che vinse l’appalto, furono coinvolgenti e appassionanti, per me paesaggista alle prime armi. Le regole a monte della progettazione, rispettate. Cioè alternanza di spazi liberi a prato e spazi piantati con le distanze in funzione della dimensione a maturità del genere scelto. Combinazione di sempreverdi e spoglianti, alberi e arbusti, ecc. Esclusione di aiuole fiorite per i risvolti economici delle stesse, più consone ad altri siti della città quali “ arredo” curato permanentemente. Fiori e colore non erano però esclusi dal nostro parco pubblico, essendovi piante che per fogliame e fioritura si fanno apprezzare nel corso delle stagioni.

Tornando all’interessante passeggiata di giugno, dal dialogo tra guida e ospiti (con una maggioranza di giovani) è emerso l’argomento “piante spontanee”, “piante esotiche”… La vexata questio in realtà è di difficile risoluzione. Da secoli infatti la discussione su specie autoctone (o acclimatate da lungo tempo) o alloctone (esotiche) nel loro uso agricolo, forestale od ornamentale è sterile. Quando collocammo esemplari di Cipresso calvo (Taxodium distichum) lungo le sponde del laghetto del laghetto della Cava, eravamo consci di aver scelto un genere originario delle zone paludose del Nord America. Albero che comunque fu importato in Europa verso la metà del 1600 e divenne “di moda” in parchi e giardini pubblici anche da noi nell‘800 – ‘900. Giusto successo di questo esotico. Vedendo quelli svettanti nel nostro parco, se ne comprende il motivo. La scelta per le “forestiere” si allargò ad altri alto-fusti, oggi godibili passeggiando nel Parco Ausa: il Liquidambar (Liquidambar styraciflua) ; il Ginkgo (Ginkgo biloba) ; la Sofora (Sophora japonica); il Liriodendro o Albero dei tulipani (Liriodendron tulipifera). Ma poiché “tutto si tiene”, va detto che quelle piante appartenevano alla flora dell’inizio del Quaternario (attorno a tre milioni di anni fa) in terra di Romagna, come provato da documenti fossili del Sarmaziano».

Denominazioni del Parco Elenco monte-mare:

  1. Parco Giovanni Paolo II
  2.  Parco della Ghirlandetta
  3.   Parco Fabbri
  4.   Parco Olga Bondi (e Largo Giulio Cesare)
  5.   Parco Alcide Cervi
  6.  Parco Maria Callas
  7.  Parco Madre Elisabetta Renzi

 

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La Camminata naturalistica partecipata  dello scorso 27 giugno, promossa e organizzata dall’Associazione Ecomuseo Rimini, ha visto la presenza di un nutrito gruppo di appassionati, anche di molti giovani, che hanno seguito con interesse e curiosità il racconto della guida naturalistica Tommaso Campana.

In questa passeggiata ad anello di circa tre km che comprendeva parte del Parco Fabbri, del Parco della Ghirlandetta e il perimetro del Lago Mariotti, all’interno del Parco Giovanni Paolo II, abbiamo incontrato l’arch. Renzo Sancisi che del PARCO AUSA in particolare è stato ‘protagonista’ avendo partecipato alla sua fase progettuale e generativa.  

Abbiamo chiesto di raccontarci un approfondimento su quella pioneristica e importante stagione di rinnovamento della città creatasi con la nascita del Parco Ausa.

« Sono sette le denominazioni toponomastiche che oggi compongono l’intero “Parco Ausa”, così come è stato realizzato negli anni che vanno dal 1973 al 2011 : è un parco urbano lineare di circa 3,7 chilometri di lunghezza, sulla linea del corso del Torrente Ausa, tombinato a partire dagli anni ’60 del secolo  scorso, per ragioni igieniche ed idrauliche».

Architetto Sancisi, come nacque il Parco Ausa?

«E’ il 1972 “l’anno zero” della storia moderna del verde pubblico riminese…

Da poco eletto Sindaco, l’Onorevole Nicola Pagliarani, Agronomo, lanciava l’operazione “RIMINI VIVERE NEL VERDE” che seguiva l’altrettanto importante “RIMINI MARE PULITO”.

Nel 1973 si istituì l’ AMIA (Azienda Municipalizzata per l’ Igiene Ambientale), prima in Italia anche con i compiti di manutenzione e cura del verde cittadino e la SEZIONE VERDE E ARREDO URBANO del Comune, con l’incarico della progettazione e direzione lavori delle opere di Verde Pubblico in programma. Fra queste ultime le più importanti erano i recuperi dei due assi fluviali che incorniciano storicamente il centro della città: il fiume Marecchia ed il torrente Ausa. Gli studi e le proposte relative furono affidati rispettivamente all’Architetto Vittoriano Viganò di Milano e all’Architetto Marcello Rutelli di Roma. Chi scrive, fresco di laurea, fece da assistente (unitamente ai membri della Sezione che dirigeva) ai citati due incaricati di chiara fama.

Si iniziò con il Parco Ausa che presentava meno problematiche esecutive e complicazioni di tipo idraulico ed archeologico. Il Parco Marecchia (ufficialmente “SISTEMA VERDE ACQUA DEL MARECCHIA) vide una prima sistemazione delle sue aree golenali “urbane” per mano di maestranze e mezzi dell’AMIA, in attesa dei lavori complessi previsti, dal Ponte di Tiberio a quello della Resistenza, eseguiti in seguito con gare d’appalto di evidenza pubblica.

L’incipiente lavoro del parco detto del  V° PEEP Ausa, in fase esecutiva subì variazioni del progetto di 1° stralcio a firma Rutelli (l’architetto era il padre del futuro sindaco di Roma, Francesco…). In particolare si esclusero opere “importanti” (economicamente) quali un edificio polifunzionale che, ricordo, era previsto su un rialzo artificiale, specie di collinetta, questa realizzata e oggi ricoperta da gruppi folti di arbusti.

Ci impegnammo, per contro, a recuperare alcuni edifici sparsi nella vasta area, che molti pensavano di demolire, fabbricati colonici pertinenti ai poderi espropriati per creare il Parco. Risparmiati e trasformati nell’uso, sono centro sociale per giovani, ristorante, Casetta degli anziani, ecc.

Elemento caratteristico del ribattezzato “Parco Giovanni Paolo II” è indubbiamente lo specchio acqueo di risulta dallo sbancamento delle argille per l’attività della famosa FORNACE FABBRI, noto come laghetto della Cava, oggi “Lago Mariotti”. Tale situazione paesaggistica ha chiaramente ispirato la sistemazione del 2011, legata alla coeva costruzione del Palacongressi, del “Parco della Ghirlandetta”.

Elegante e funzionale opera che annovera un laghetto sottostante al nuovo ponte sulla Via Della Fiera ed il cui nome vuole ricordare i poderi, ivi esistenti già in epoca malatestiana, che erano detti “della Ghirlandetta”. L’intervento porta la firma dell’Architetto Andreas Kipar».

Intervista di Annamaria Bernucci